Serie A

TITOLI DI CODA

Un racconto del regista Guido Passi per BST

13.05.2019 09:33

Riceviamo e pubblichiamo questo racconto sugli ultimi accadimenti dell'Auxilium Torino firmato da Guido Passi, regista ed autore del docufilm "Auxilium, la fede continua", uscito nel 2017.

 

"Poco più di due anni fa veniva presentato al Cinema Massimo, in una serata per me molto emozionante, il mio primo film documentario: Auxilium, la fede continua. Atmosfera di festa, presenti oltre 400 persone, tra cui vecchie glorie, giovani promesse, autorità, la squadra al completo. 

Emozione a parte, sono teso come una corda: opera prima, grandi aspettative. Ho realizzato un documentario sulla MIA squadra! E tutta quella gente davanti a quello schermo enorme... Si addormenteranno? Peggio: usciranno dalla sala a metà film? 

La proiezione scorre senza problemi, mi rilasso un pochino sentendo il pubblico in sala che ride ad un paio di battute di coach Peterson. Inizia finalmente la sequenza finale, che lega il passato con un presente carico di speranza e di futuro. Attendo, stringendo la mano a mia figlia, l'ultimo fotogramma che anticipa lo scroll dei titoli di coda. 

In sala esplode un applauso entusiasta, forte, prolungato: sono sorpreso, felice! Bacio la mia famiglia, stringo mani, mi dirigo verso il palco per condividere la gioia con alcuni dei protagonisti del film.

Trascorrono due anni, ma per un fenomeno paranormale degno di Stranger Things, nel buio della cabina di proiezione la bobina della pellicola si riavvolge lentamente, fino ad arrivare a quel punto del racconto dove si narra della scomparsa della Auxilium a fine anni 2000. Gli spalti del Ruffini vuoti. La fine di una lunga discesa iniziata nel 1995. Quello che i tifosi con qualche pelo bianco definiscono con orrore come l'oblio.

Provo a divincolarmi, a capire da che parte sta la luce: mi muovo in affanno, ho freddo, ma ormai sono nell'upside down(la dimensione parallela narrata appunto in Stranger things). Sta iniziando un altro film, che non voglio vedere e che purtroppo non è un documentario, ma un noir, dei più spietati e terrificanti.

La trama è degna di un grande sceneggiatore: tutti i personaggi si muovono nel film leggeri, sereni, guardando al futuro con ottimismo. La cinepresa si sofferma ogni tanto su qualche dettaglio, su poche espressioni di alcuni protagonisti: gli occhi più attenti potrebbero accorgersi di qualche ombra, ma il pubblico si sta godendo una bella commedia, sgranocchiando pop corn. 

Nero. Stacco. La camera è ferma fuori della villetta: sì, quella della famiglia felice. La luce è del primo mattino, la porta di ingresso è spalancata. La macchina da presa si avvicina lentamente ed entra in casa. I corpi sono tutti riversi a terra, privi di vita. Uno strazio. Omicidio plurimo. 


Il pensiero va subito a tutti i protagonisti che sono ancora vivi: chi è il killer? Aspetta, ce ne sarà più di uno. Oppure è stato qualcuno che non abbiamo ancora visto? No, impossibile. Tutti morti. In quel modo poi: colpiti alle spalle. Ma come può essere successo ... Una rapina finita male? O forse, come spesso capita, il più insospettabile di tutti? Si, dai: il sindaco del paese! Stai a vedere che l'ispettore lo proteggerà, sono d'accordo!

Mi sveglio bruscamente, mi manca il respiro. Ho paura di aprire gli occhi, quella scena terribile è ancora davanti a me. Il led della sveglia segna le 4 del mattino e la sua luce illumina debolmente la stanza: scorgo sulla sedia i jeans che avevo ieri sera, appoggiata sopra la sciarpa gialloblu. Sul comodino, l'abbonamento. Mi ricordo: ieri sera ero alla partita. L'ultima.
Ho un groppo alla gola, mi stropiccio nervosamente il volto, non voglio piangere. 


Mi alzo nella casa buia, disorientanto vado verso la cucina. Fa freddo, ho dimenticato una finestra aperta. Esco sul balcone e mi giro verso la Mole Antonelliana: è illuminata. Uno spicchio giallo, l'altro blu. L'aria della notte non riesce a frenare qualche lacrima, prendo fiato con un lungo sospiro e rientro. Quei colori proiettati sul simbolo della città mi hanno calmato: Torino è ancora lì. Ci saremo. Ancora. Ancora una volta.

Prendo la sciarpa, la appoggio sul cuscino e mi rimetto a letto. Ho addosso quella calma che hanno i bambini dopo un lungo pianto. Proverò a riaddormentarmi: magari riesco a riprendere quel brutto sogno che stavo facendo. Voglio sapere chi è stato. E come va a finire. Prima dei titoli di coda."

 

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