La potenza è nulla senza controllo (cit.)
Poche volte mi è capitato di provare quella orribile sensazione di “non saper come iniziare l’articolo”. Anzi, a dirla tutta anche dopo la partita con Trento, come i miei quattro lettori hanno notato, non ho espresso giudizi sulla sconfitta della Manital. Dopo la doccia fredda di ieri sera, con il canestro di Blackshear sulla sirena e l’altissima tensione al termine della partita, gli argomenti da trattare sono tanti, troppi. Partiamo dagli aspetti tecnici, che solitamente dovrebbero essere gli unici analizzati al termine di una partita: la Manital ha perso una sfida fondamentale per la sua stagione, contro un’avversaria giunta al PalaRuffini in condizioni pessime, senza Preston Knowles e con Czyz in dubbio fino all’ultimo. Un aspetto che pochi hanno considerato, è che quella di ieri si era configurata come la trappola perfetta per una capolista a sorpresa: Pistoia, dopo un inizio di stagione da applausi, registra un lieve calo, ha problemi fisici e gioca in casa dell’ultima in classifica (ma solo per i punti, non per il monte ingaggi), bisognosa di punti e di serenità. Il classico “pancia piena” contro “fame di vittoria”. Risultato? Vince Pistoia. Allora non ci siamo!
LA PARTITA - Che sia stata una bella partita non mi pare assolutamente. Almeno è stata combattuta, tra una squadra solida (posso usarlo vero il termine “solido” senza cadere in strumentali polemiche? n.d.R.) senza fuoriclasse ma con una missione ben precisa, e un’altra in piena costruzione, per la seconda volta al completo, in cui se la somma degli ingaggi equivalesse alla qualità del gioco oggi staremmo pensando alla vetta della classifica, non a spartire l’ultima posizione con Pesaro. L’inizio è stato da psicodramma, con il solo Dyson a colpire la retina pistoiese e la squadra del Diablo Esposito a macinare gioco sfruttando la stazza e le letture di Kirk per il 6-16 iniziale. Poi, con l’ingresso di Rosselli, è arrivata come un dono inaspettato sotto l’albero di Natale la difesa: non scandalizzatevi, non userò ancora a lungo questo termine ormai desueto, visto che l’obiettivo è “segnarne uno più degli avversari”, ma è evidente che quando sono state strette le maglie nella propria metà campo, la partita abbia in parte cambiato volto. In ogni caso la sensazione è che una squadra, Pistoia, abbia fatto DI TUTTO (scusate il maiuscolo) per vincere, mentre l’altra abbia aspettato che la vittoria arrivasse da lei. Non si spiega in altro modo il differente uso delle rotazioni, con Esposito che ha letteralmente “spiegato” cosa voglia dire sfruttare appieno tutte le frecce a disposizione: Mastellari e Severini in campo a menare le mani e a giocare possessi anche importanti, seppur non decisivi; Blackshear, Moore e Filloy centellinati sapientemente, Czyz e Kirk indispensabili ma freschi nel finale. Non ho le competenze per stilare classifiche sulla qualità degli allenatori, ma sulla partita singola penso che Esposito abbia vinto lo scontro diretto con Bechi.
MINUTI FINALI - Adoro Ian Miller. Lo scorso anno è stato uno degli artefici di una pagina indimenticabile della mia vita, la promozione in serie A. Ma ieri mi ha fatto perdere le staffe. Da urlo il canestro da 3 punti che sarebbe potuto risultare decisivo ma che così non è stato, da urla la palla persa nel supplementare, il passaggio dietro la schiena nell’azione successiva finito nelle grinfie dei pistoiesi. A questo possiamo aggiungere Mastellari che lo buca in difesa, l’atteggiamento sbarazzino fino a diventare controproducente, gli ultimi tiri tutti nelle sue mani. Sanguinosa in ogni caso la palla persa su rimessa con 26” da giocare nel supplementare, risultata poi la giocata (o la “non giocata”) decisiva. In quella situazione la palla persa è figlia dell’eccessiva stanchezza, dei 13’ consecutivi sul campo del quintetto formato da Dyson, Miller, Mancinelli, Rosselli, White. Rimessa di Rosselli, Dyson sorpreso, difficoltà a controllare, palla per Pistoia nella metà campo offensiva. Da cui poi sarebbe scaturito il canestro di Blackshear, che già nei tempi regolamentari aveva preso la mira sfiorando il clamoroso canestro da metà campo.
EBI, GIACHETTI E DAWKINS - La patente di fenomeno è durata troppo poco ad Andrè Dawkins: basta una partita sotto media per farlo marcire in panchina. Stessa sorte toccata a Ebi, richiamato in panchina e dimenticato, colpevole di aver esternato le sue perplessità. Giachetti invece mi è piaciuto, per questo non capisco l’assenza totale di coinvolgimento negli ultimi minuti di partita e nel supplementare. Oltretutto con 26” da giocare, +1 e palla in mano, io Jack lo metterei sempre in campo. Una mano così precisa ai tiri liberi è rarissima.
SCUDETTO - Ero in conferenza stampa, l’ho sentito con le mie orecchie. “Dyson ha chiesto il premio Scudetto” l’affermazione orgogliosa di un dirigente, che ha esternato questa lieta novella quando nessuno, in realtà, ci stava pensando. Allora ti piacciono le sfide toste! Ieri, captando le voci a bordo campo, ho sentito chiaramente “con questa squadra andiamo in finale”. Insomma, quando distribuivano l’umiltà, a Torino erano impegnati a spiegare a Van Gogh come si dipingono i girasoli. Perchè non provare a volare basso, a cercare di entusiasmare l’ambiente con un progetto VERO puntando gradualmente alla crescita di un gruppo? Perchè si parla di “progetto con i giovani” quando i giovani giocano tanto, ma a Pistoia! Mastellari, Severini e Di Pizzo (classe 1998!) lo conoscono bene il PalaRuffini: lo scorso anno si sono giocati lo Scudetto Under 19 su questo parquet e ieri hanno dato il loro contributo, sono stati coinvolti, Severini ha marcato per due azioni Mancinelli nel quarto periodo, venendo battuto sistematicamente ma senza perdere la fiducia del suo allenatore. Invece di parlare di Scudetto, si dovrebbe cercare di vincere qualche partita, sarebbe necessario e gradito non prendere le vittorie o le sconfitte come una bocciatura o una promozione personale. Bastano 3’ in vantaggio per iniziare a volare eccessivamente alto, altri 3’ ad inseguire per far partire la caccia al capro espiatorio. I gufi, i giocatori italiani, i giocatori americani, gli infortuni, la sfortuna, gli arbitri. Per vincere lo scudetto non si può fare affidamento sulle scuse e gli alibi: per vincere lo scudetto serve una società solida. Non delle cariche. Servono persone. Uomini. Professionisti.
AMBIENTE - Quello che mi ha preoccupato maggiormente non è tanto il risultato del campo. Su una cosa Forni ha in parte avuto ragione: “Torino ha i migliori stranieri d’Europa”. Al netto dell’esagerazione evidente della frase, Dyson e White sono realmente due giocatori in grado di spostare gli equilibri labili del campionato italiano e saranno in grado di portare la salvezza (non lo Scudetto!) a Torino. Ciò che però non riusciranno a fare è cambiare il clima percepito ieri a bordo campo, in campo, sugli spalti. Qualcosa si è rotto. Vedere Rosselli che in campo è costretto a rispondere a qualcuno in panchina per poi battibeccare è ingiusto. Vedere Mancinelli con la faccia scura e in evidente disaccordo con la conduzione è ingiusto. Sapere che Ebi è andato via dal PalaRuffini senza fare la doccia (vi anticipo la battuta: tanto con il minutaggio che ha avuto la doccia era superflua) ponendo quasi un “aut aut” è ingiusto. Sentire le urla e gli insulti di un dirigente in tribuna stampa, rivolti a un collega, mentre i giornalisti lavoravano (partita alle 20.30 finita ai supplementari. il sogno di ogni redazione!) è qualcosa di inaccettabile. Si può perdere una partita ma mai la dignità. Quando si abbandona la verità per abbracciare la comodità, è difficile poi tornare ad essere credibili.
E ORA? - Già, bella domanda. Torino affronterà la trasferta di Avellino la prossima settimana senza particolari cambiamenti, mentre gli irpini, stando a radiomercato, dovrebbero e potrebbero annunciare Ragland a breve dopo aver ingaggiato Green. Nelle ultime ore è giunta la notizia che sarebbe stata cancellata la presenza di Bechi alla trasmissione di Rete 7, Basket +. Potrebbe essere un segnale, oppure semplicemente la scarsa voglia di ripensare al brutto ko di ieri. Naturalmente se ci fossero novità, vi informeremo tempestivamente.
TIFOSI - Bellissimo, invece, il clima idilliaco tra i tifosi pistoiesi e quelli torinesi, in un contesto che ormai sa di “basket city”. Torino ha riabbracciato definitivamente il basket, nei bar non si parla più solo di Ferrari, Toro e Juve, il pick and roll è diventato argomento di lite condominiale. Questo è il risultato più bello ottenuto con il lavoro di anni. Non di mesi, ma di anni! Un lavoro iniziato con Moncalieri, Cus Torino e Auxilium che si contendevano la promozione in serie B2. Se penso a ciò che eravamo e a ciò che siamo diventati, sapere che tutto rischia di saltare solo per l’arroganza e la miopia mi fa inalberare!
LOMBARDI - Questi sono i giovani! Altrimenti si parla di “fattori che permettono il regolare svolgimento delle partite”. Eric Lombardi, torinese di nascita ma biellese in tutto e per tutto, ha giocato una partita strepitosa. Lui è stato il miglior giocatore del match. Ha difeso su Mancinelli, Dyson, Miller, Rosselli. Ha attaccato, stoppato, difeso, segnato sei punti nel finale, il canestro del pari. Applausi per Eric e per chi ha puntato su di lui.
CREDITS - Le foto (bellissime, lo so...) non sono mie, naturalmente. Io riuscirei a scattare una foto sfocata alla Mole Antonelliana. La foto di copertina è tratta dal sito Auxilium Cus Torino. Le azioni di gioco nell'articolo sono di Planetbasket, sito che vi consiglio di visitare perchè Gigi, Lorenzo e Antonio sono grandi amanti e conoscitori della pallacanestro oltre che ottimi fotografi. (Gigi, dopo questa almeno una birra me la devi offrire! :-) ).
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