Per raccontare Torino-Milano dobbiamo scorrere il “secondo quintetto” in campo: Cinciarini, Simon, Dragic, Sanders e McLean potrebbero tranquillamente essere la base su cui costruire una squadra che lotterebbe per vincere il campionato. Se partiamo da questo dato incontrovertibile, possiamo capire la grande prova della Fiat Torino: una resistenza sfrontata, a viso aperto, senza paura dello strapotere fisico dei milanesi affrontato con la giusta faccia tosta. Ne è scaturita una partita divertente per i 4000 caldissimi del PalaRuffini, in cui gli ingredienti per la stesura di un romanzo epico si sono miscelati alla perfezione. É mancato solo il lieto fine, anche se gli insegnamenti e l’adrenalina scaturite dai 40’ di gioco saranno un bagaglio fondamentale nella costruzione della stagione gialloblù.
Fin dalle prime battute di gioco Milano è entrata al PalaRuffini come Bud Spencer quando faceva irruzione nei saloon: il quintetto è di quelli “tosti”, con Gentile, Hickman, Raduljica, Pascolo e Abass a miscelare potenza e tecnica, il primo canestro di Gentile mostra tutto il potenziale dello scugnizzo. Paura del meneghino? Neanche per idea perchè i timori vengono spazzati via dal grande inizio di Washington e Wilson che con tre triple costringono al timeout Repesa. “Dai ragazzi noi ci crediamo” è il coro che si alza dalla curva e i torinesi in campo non sembrano pensarla diversamente: di parere diverso l’EA7 che con un terrificante parziale di 9-0 firmato Hickman e Abass si porta per la seconda volta in vantaggio.
A CONTATTO CON IL CUORE
La difesa di Abass e Pascolo rende il canestro milanese difficile da attaccare, Torino ha un sussulto che la porta sul 15-11: entra il “sesto uomo” Sanders, MVP del campionato quando vestiva la maglia di Sassari, e il match cambia volto: tripla di Sanders, cinque punti consecutivi di Hickman per il 15-19, vantaggio che i milanesi non molleranno più fino alla fine del periodo, chiuso sul 26-30. Torino fatica per rimanere a contatto con gli avversari, ma negli occhi dei gialloblù la luce brilla e quando la tecnica e il fisico non riescono ad arrivarci, ci pensa la volontà a sopperire.
LA REAZIONE DI TORINO
La sensazione che da un momento all’altro il castello torinese ceda al cospetto dell’artiglieria pesante milanese svanisce nella seconda frazione: la faccia tosta dei gialloblù impatta il match a quota 35, Alibegovic porta sotto canestro Simon segnando un gran canestro in allontanamento, Harvey non trova ancora la soluzione dall’arco ma attacca il canestro muovendo la difesa biancorossa e trovando il 42-38 del 15’. White inizia a farsi vedere dopo un inizio opaco, Wright prende per mano la squadra, Torino conduce e si trova sul 48-45 quando Simon cambia ancora una volta la partita propiziando il parziale di 10-0 per il 48-55 del 9’, rintuzzato da Torino sul 51-57 del 20’.
ATTACCO ALL’ARMA BIANCA
Se i primi due quarti sono stati accademia, nel terzo i contatti aumentano e la pressione sale, specialmente per Milano: “pronta fuga e chiudiamo il match” avranno pensato i biancorossi, e in realtà la strada intrapresa sarebbe stata anche quella giusta (53-60 con canestro di Gentile) se non ci fosse stato in mezzo un piccolo particolare. Il cuore di Torino, e soprattutto la testa libera da pensieri e pressioni, moltiplica le forze gialloblù. Se la retorica del carattere non vi aggrada, diciamo che aver concesso Washington nei primi due quarti per problemi di falli è stato un peso non indifferente nel piano partita dei torinesi. Soprattutto questo Washington, vero e proprio mattatore del match da una parte e dall’altra del campo: rimbalzi, difesa, passaggi, palle sporcate, smorfie, sorrisi, insomma pallacanestro a tutto tondo. Azione dopo azione la miccia si accorcia, Torino si avvicina e i nervi milanesi cominciano a cedere: Simon si vede fischiare un fallo tecnico, White trasforma dalla lunetta il 63-64. Il pareggio sembra lì, a portata di mano, e per diverse azioni Torino culla il sogno del riaggancio, trasformato in incubo ogni volta dall’attacco milanese. L’infortunio patito nel primo tempo da Wilson, che ha fatto preoccupare ogni torinese da qui a “Bangor nel Maine” (cit.), non ha limitato il lungo (per necessità) della Fiat: Sanders e McLean ridanno fiato alla “mezza-fuga” di Milano, Alibegovic chiude il quarto con il canestro del 71-73. Pensavate di scrollarvi di dosso Torino? Non oggi…
DIECI MINUTI DI PURA PASSIONE
Il Palaruffini si scalda, diventa bollente, le decisioni degli arbitri non convincono nessuno e alzano ulteriormente i giri del motore dei tifosi: Washington impatta in avvio sul 73-73 dopo 2’ di sterilità da entrambe le parti, Milano viene trascinata da Simon sul +5 ma le certezze durano poco. Harvey entra “in the zone” e realizza la tripla del 79-81 con 5’ sul cronometro, Milano risponde ma è ancora una volta Wilson a realizzare la tripla che manda in estasi il PalaRuffini. Partita cambiata? Neanche per idea. Che Milano sia “fuori categoria” lo si capisce con Raduljica in lunetta: a segno il primo tiro libero, errore sul secondo e rimbalzo offensivo che libera Sanders per l’82-84. Se da un lato regna la solidità, dall’altro il talento puro sgorga dalle mani di Harvey, che si arma di fantasia e inventa due triple per l’88-86: nel finale Mazzola lotta come un leone, segna un canestro impossibile, da Rucker Park, firmando il 90-88. Si entra negli ultimi 2’ con i due tiri liberi di Raduljica per il 90-92 a 1’54”, Harvey sbaglia due volte la tripla che avrebbe spaccato la partita, cosa che invece riesce a Hickman con la tripla del 90-95. Negli ultimi secondi di gioco la Fiat continua a sperare di regalare il lieto fine a sè e ai suoi tifosi: Milano la pensa in maniera totalmente diversa e nonostante qualche amnesia riesce a chiudere in relativa tranquillità sul 97-100.
IN CONCLUSIONE
Bella, bella, bella partita, divertente, che ha regalato emozioni dal primo all’ultimo minuto. Torino l’ha interpretata nel modo giusto, pensando a giocare in serenità affidandosi alle sue certezze e raccogliendo l’applauso sincero del pubblico e, siamo certi, anche degli avversari. Troppo forte Milano, troppo “sporca” nell’accezione più positiva del termine. Un’azione per raccontare la partita: rimbalzo offensivo di McLean, Alibegovic prova a contrastare il lungo milanese franandogli addosso. McLean, incurante di tutto ciò, sale con Alibegovic addosso e realizza il canestro subendo il fallo. Forse lui non avrà sentito il buon Mirza, ma siamo certi che Milano si ricorderà la resistenza torinese e il brivido che almeno per qualche secondo è scorso sulla schiena di Jasmin Repesa.
FIAT TORINO-EA7 MILANO 97-100
(26-30, 51-57, 71-73)
TORINO: Wilson 20, Harvey 25, Wright 6, White 12, Parente ne, Alibegovic 8, Poeta 4, Washington 15, Okeke ne, Fall, Mazzola 7, Vitale ne. All. Vitucci. Ass. Comazzi, Siragusa. Prep. Fisico: Talamanca.
MILANO: McLean 14, Fontecchio ne, Gentile 9, Hickman 11, Kalnietis, Raduljica 14, Dragic 9, Pascolo 1, Cinciarini 6, Sanders 13, Abass 6, Simon 16. All. Repesa.
ARBITRI: Mazzoni, Weidmann, Grigioni.
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