AMARCORD - Torino batte Milano 100-90
Torino contro Milano è stata quasi sempre Davide contro Golia. A maggior ragione nella stagione 1988/89, al cui termine l’allora Ipifim retrocesse in serie A2. Eppure, il 29 gennaio 1989, la squadra allenata da Gianni Asti non solo batté l’Olimpia ma lo fece addirittura con il maggior scarto registrato nella massima serie: 100-90. Match che quindi è entrato nella storia, qui di seguito raccontato da Curzio Maltese, all’epoca giornalista de La Stampa.
CURZIO MALTESE RACCONTA TORINO-MILANO
Prima della partita Beppe De Stefano più che il general manager di Torino sembrava il generale Custer quando guarda le colline di Little Big Hom in attesa degli indiani: «Per ogni nostro uomo — rifletteva il capo —loro ne hanno due. E tutti e due buoni, accidenti'. Ma i cattivi pensieri di De Stefano, e nostri, si sono dileguati nel più glorioso pomeriggio dell 'ipifim basket. Ci voleva il carisma di Milano, capolista in una mezza dozzina di campionati, e il nobile fascino della Philips campione d'Europa, per risvegliare l'orgoglio di Torino. Il parco Ruffini si è trasformato in una macchina del tempo, che ci ha riportato indietro di tre-quattro anni, alle semifinali dei playoff, battaglie da scudetto giocate all'ultimo respiro tra due capitali. E all'appello della nostalgia hanno risposto tutti. Un pubblico, finalmente da record (5520), che dopo un inizio timido, rispetto al clamore della curva milanese, ha scatenato un tifo infernale. La squadra, che è tornata quella brillante degli esordi, dei cento punti a partita, e i singoli. La passerella va dallo «zoppo» Joe Kopicki, che ha preso a colpi di stampella Dino Meneghin, nientemeno; a Morandotti, che ha messo da parte il suo complesso dì milanese non profeta in patria per svolgere un encrme, se non evidentissimo, lavoro (10 falli subiti, 5 palle recuperate, tanto per dire); all'avvelenato «ex» Bargna, capace di vincere la battaglia ai rimbalzi contro avversari assai più pesanti. Ma le armi che hanno consentito ai cinque piccoli David di far fuori i dieci Golia di Milano, sono state le mani di Scarnati ed Evans. Il romano Scarnati ha fatto il maggior numero di cose decisive possibili in soli 17 minuti (tanto gli ha concesso il parsimonioso Asti). Cioè quattro bombe da tre punti (due per tempo), un canestro e un assist per Vidili, tutti nei momenti-chiave dell'incontro e un'ottima difesa nel finale sul più pericoloso degli avversari, Premier. Mike Evans, l'altro protagonista, merita un discorso a parte. In settimana la società ha annunciato l'arrivo di Bob Lee Hurt, il lungo americano preso per sostituire (oggi) Kopicki, che deve operarsi, e (domani, forse) lo stesso Evans. Tutti si aspettavano una reazione da parte della piccola meraviglia di Denver, finora croce della- squadra tutta. Ed Evans ha risposto, sia pure in maniera un po' schizoide, giocando nella stessa partita il peggiore e il migliore tempo della sua carriera italiana. Nei primi venti minuti l'americano era inguardabile: disastroso al tiro (1 su 10), inutile in regia, penoso in difesa sullo scatenato Premier. Tanto che a un certo punto qualcuno dal pubblico ne ha invocato la sostituzione. Non a torto. Lo svantaggio di 8 al 10' (17-25) e di 4 al riposo (41-45) portavano la sua firma, più di quella di McAdoo e Premier. Nella ripresa, la catarsi. Toccato il fondo, EvansHyde, assistito dall'apprendista stregone Scarnati, ha compiuto la trasformazione che l'ha portato a essere il match-winner negli ultimi cinque minuti. Due suoi tiri da tre (84-77 e 91-81) hanno rintuzzato la rimonta milanese e spalancato alla squadra il traguardo della vittoria. A questo punto non vorremmo essere nei panni dei dirigenti. Cosa fare con Evans? Tagliarlo, fargli un monumento, mandarlo in analisi? Ad aggiungere gloria all'Ipifim va detto che neppure la Philips ha mancato l'appello. Almeno nei suoi uomini più in forma. Premier e McAdoo. Hanno rallentato assai D'Antoni e Meneghin, che hanno il difetto di non essere eterni, e il ragioniere americano Martin. La delusione semmai è venuta dagli emergenti, Pittis in testa Ma perché andare a cercare i difetti altrui? E' stata una bella partita, l'Ipifim ha meritato di vincerla. PAGELLE IPIFIM (25/50 e 7/10 da tre): Evans voto 6,5 (5/14; 2/4), Bargna 7 (9/15), Vidili 6 (3/6, l/l), Governa sv, Kopicki 7 (5/7), Morandotti 7 (2/6), Scarnati 8 (1/2, 4/5). PHILIPS (36/54; 4/15): Aldi sv (2/2), Pittis 5,5 (3/5), D'Antoni 5 (0/2,0/5), Martin 5 (5A1), Premier 8 (10/11, 3/6), Meneghin 5,5 (0/1), Pessina 6 (3/4), Montecchi 5,5 (2/2, 0/2), McAdoo 7 (11/16, 1/2). Arbitri: Indrizzi e Tullio 6,5.Domenico Latagliata
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