Goodbye Kobe.
Quando hai scritto la tua lettera di addio al gioco, quella che ho attaccato con lo scotch alla parete di camera mia, ci hai dato il tempo di salutarti, guardandoti giocare su ogni parquet dell’NBA.
Il tuo addio alla vita, invece, ci coglie impreparati, è un fulmine a ciel sereno che squarcia una tranquilla domenica invernale.
Come può essere che non ci sei più quando le tue giocate, i tuoi sorrisi, il tuo agonismo sono ancora così vivi in noi? La tv passa le tue immagini ma è troppo presto pensare che non ne avremo mai di nuove, è troppo presto morire a 41 anni.
La vita è un’ insegnante crudele e ha deciso di darci la lezione più dura: non importa quanto tu dia al mondo, quanto tu possa essere ricco, famoso, realizzato e amato. Siamo soffi nel vento di questo destino e basta un attimo perché tutto cambi.
Kobe, non sei mai stato banale e non lo sei stato nemmeno nel giorno della tua morte.
Hai travolto milioni di appassionati e non che si sono ritrovati a guardare lo schermo di un cellulare, a leggere la notizia peggiore con gli occhi sgranati, increduli.
Milioni di cuori hanno smesso di battere per un attimo, lacrime versate per qualcuno mai incontrato ma vicino a noi come un parente o un amico.
Ti avevo appena nominato durante la cena, incredibile come fossi quasi uno di famiglia vero? Può sembrare stupido provare un dolore tale per un atleta, personaggio famoso, ma tu sei stato qualcosa di più.
Sei stato la fonte d’ispirazione di generazioni di bambini che si sono avvicinati alla pallacanestro fingendo di tirare allo scadere e urlando il tuo nome.
La “Mamba Mentality” ha sfiorato tutti e ce ne siamo appropriati, chi più chi meno.
Ci hai insegnato l’agonismo nella sua accezione più positiva, lo hai fatto con l’esempio quando sei rimasto a tirare i liberi infortunato al tendine d’achille, nonostante il dolore, per la tua squadra.
Sei stato un uomo innamorato di tua moglie e della tua famiglia e proprio per questo è ancora più terribile dover accettare che con te sia volata via anche la tua bambina e che le vite felici di Vanessa, di Natalia, di Bianka e della piccola Capri siano devastate per sempre.
Gigi ti ha seguito fino alla fine, lei era quella che più ti somigliava, dentro e fuori dal campo da basket; colei che avrebbe portato avanti il tuo gioco e la tua passione.
Una piccola vita di 13 anni spezzata quando il suo volo era appena cominciato, quell’elicottero che precipita e distrugge nove vite.
Kobe, non avevi bisogno di questo per andartene da leggenda, sei sempre stato l’eroe di tutti, non era necessario spezzarci il cuore e lasciarci qui insonni a piangere la tua morte troppo presto.
Saremo sempre figli del tuo gioco, della tua mentalità, insegneremo a tirare calzini arrotolati in un cestino ai nostri bambini, regalando loro il sogno di essere un Lakers, anche per finta.
Sogneremo le tue partite con Gianna lassù, immaginando fade-away e tiri allo scadere.
5, 4, 3, 2, 1…
Mamba out.
Love you always.
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