Pink and Roll

L'ultimo ballo

11.05.2018 13:30

Esco e mi ritrovo sotto la pioggia, è buio, ho vestiti leggeri e le scarpe di Deron Washington in mano: la stagione è finita e dietro di me si chiudono metaforicamente le porte del Ruffini.

Ma partiamo dal principio.

È l'ultima partita delle stagione, ha lo stesso valore di un pacchetto di noccioline vuoto ma riesco comunque a provare una certa tensione nel momento in cui mi siedo sul mio seggiolino blu: non per la gara in sè, sia chiaro, è più un mix psicotico di sentimenti adatto ad una che ha una seria dipendenza da questo sport.

Sono tornati tutti in campo contro Varese, Garrett parte subito dimostrando che il problema muscolare è soltanto un ricordo e Vujacic deve aver contratto un raro tipo di febbre che migliora la mobilità di mani e polsi: sembra quasi fatto apposta, tutte le triple che non sono entrate durante le 9 partite perse cadono nel canestro senza opporre resistenza, lo sloveno agita le braccia per scaldare il pubblico che lo avrebbe voluto vedere così più spesso e non solo quando ormai è inutile.

Un spirito divino entra nel corpo di Valerio Mazzola e non lo abbandona nemmeno dopo una pausa in panchina, nel momento chiave rientra in campo e segna le triple che ci lanciano verso la vittoria.

Che fosse una serata speciale ce ne siamo già resi conto quando sulla sirena del terzo quarto Poeta segna un canestro incredibile da metà campo, ricordandoci un po' Dyson contro Sassari, e facendoci alzare tutti in piedi con un sorriso ebete a 32 denti stampato sulla faccia.

Durante gli ultimi secondi l'unica preoccupazione che abbiamo è che i ragazzi sul cubo dei cambi non facciano in tempo ad entrare e prendersi un applauso: fortunatamente ci pensa Peppe ad abbracciare un avversario commettendo fallo e fermando il cronometro: speriamo tutti nel canestro di Akoua (senza nome stampato sulla maglia) ma non è abbastanza rapido.

Dopo 9 sconfitte arriva una vittoria a spezzare la maledizione che ci ha perseguitati per tutto il girone di ritorno, sa di regalo e di beffa, i rimpianti ci sono e far finta che non sia così non serve a nulla.

Dispiace dover tornare a casa con la consapevolezza che la prossima partita ufficiale sarà tra più di 4 mesi, dispiace guardare i playoff in tv e non avere la possibilità di essere lì a tifare, a incazzarsi, a gioire, e dispiace soprattutto perchè questa è stata la stagione dei disastri e dei miracoli.

Galbiati si è caricato sulle spalle una squadra a pezzi e ci ha regalato insieme ai giocatori una bellissima Coppa Italia: si può dire tutto, ma loro ci hanno creduto e ci hanno messo il cuore anche quando il disfattismo rischiava di soffocare tutto l'ambiente torinese.

Non sarò popolare ma non riesco a parlare come quelli che criticano tutto ciò che hanno visto da gennaio in poi, chi fa sarcasmo spicciolo, chi ha smesso di frequentare il palazzetto quando le cose hanno iniziato ad andare male, chi sale e scende dal carro dei vincitori. Nessuno si sarebbe aspettato a Natale che non saremmo andati ai playoff ma adesso possiamo solo guardare avanti.

La società ha sbagliato, Banchi ha sbagliato, Galbiati ha sbagliato, i tifosi hanno sbagliato: tutti sbagliano, la differenza sta nell'ammetterlo e ripartire dall'amore comune per questa squadra.

Mi trovo sul campo, dopo aver fatto i salti mortali per arrivarci, e con la scusa di accompagnare mio fratello a farsi firmare la maglietta gialla ne approfitto per osservare da vicino i protagonisti di questa stagione: inutile dire che molti vorrei rivederli ad agosto, chiedo a Deron di firmare il paio di scarpe che mi ha regalato e riesco a non essere melodrammatica urlandogli di non lasciarci.

I bambini, e non solo, stanno cercando di portare via anche le mutande di Peppe e Sasha e capisco che forse è giunto il momento di uscire.

Se penso che il Palaruffini potrebbe non essere più la nostra casa già mi sale il magone, sono anni che quello è "il mio posto" e difficilmente sarà sostituibile.

Esco, le porte si chiudono alle mie spalle, la sirena è suonata e mette fine all'ultimo ballo: ci rivediamo presto.

Photo credit: Fotoracconti.it

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