Pink and Roll

La resa dei sognatori

04.07.2020 06:43

Sembra quasi un deja-vu, vedere qualcuno che decide arbitrariamente del nostro destino sportivo, vederci negata la possibilità di competere al massimo livello.

Questa volta però è diverso: quando perdi il tuo grande amore e consumi tutte le tue lacrime, le delusioni successive faranno meno male, non perché non siano degne d’importanza ma perché impari che a tutto si sopravvive, diventi più freddo, ti affezioni meno.

A noi tifosi torinesi è successa la stessa cosa, abbiamo vissuto emozioni sportive positive e negative che valgono una vita intera, abbiamo passato l’inferno e siamo riemersi, ma come dice il mio scrittore preferito: “Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.”

Abbiamo ricominciato tutto da capo, abbiamo visto passare volti nuovi che sono diventati poco a poco familiari, abbiamo ricominciato a sorridere e a tifare, ognuno a modo suo, mettendoci più o meno cuore.

Dopo un campionato interrotto sul più bello che ci ha visti tra i migliori ci è stata regalata la speranza, e se è vero che chi è stato ferito si illude meno facilmente, è naturale pensare che la sfiga non possa avercela solo con te.

La Serie A è come una chimera per chi vive il limbo dell’A2 e avere l’opportunità e i mezzi per tornarci dopo un solo anno sembrava un bel lieto fine.

La sfiga però a quanto pare non è cieca come la fortuna, ci vede benissimo: la perfezione del campionato a numero pari è stata rovinata dall’autoretrocessione di Pistoia e tutte le altre squadre a cui è stato richiesto di prenderne il posto non hanno avuto il budget necessario per farlo.

La nostra squadra adesso è in bilico tra due campionati, alle dipendenze del destino di Roma e Cremona, ed è sospesa tra un proprietario che in Serie A sarebbe illegittimo ed uno invisibile. C’è da chiedersi quanto ci sia di realistico in tutto questo.

L’unica cosa certa di tutta questa situazione è che a Torino ormai abbiamo perso la pazienza, siamo disillusi dopo aver preso l’ennesima porta in faccia: siamo dei novelli Don Chisciotte stufi di combattere contro i mulini a vento e di fare la guerra da soli.

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