A mente fredda: pregi e difetti di Cantù-Torino

25.10.2015 13:15

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Il giorno dopo la sconfitta del Pianella la testa è più lucida (evitiamo battute sul mio taglio di capelli naturale…) e i pensieri si stanno riordinando dopo un match avvincente, combattuto fino all’ultimo. Non mi sento di dire “gettato alle ortiche” da Torino, anche se i meriti di Cantù sono pari ai demeriti dei gialloblù nei frangenti finali. Un ultimo quarto da 27-12 si spiega da solo, il break di 13-2 negli ultimi due giri di lancette anche: parziali, in parte, dovuti alla stanchezza accumulata, in parte bugiardo per le proporzioni assunte nell’ultimo minuto quando la partita stava scivolando dalle mani torinesi. Partita che, in definitiva, si doveva vincere e così non è stato.

DIFESA - Ho visto un quintetto gialloblù difendere veramente. Intenso sugli esterni, con Rosselli, Robinson e Miller (non è un refuso, per alcuni (pochi) frangenti Ian ha difeso veramente contenendo il palleggio degli esterni canturini), impenetrabile nell’area dove Ebi e Ivanov hanno minacciato, stoppato, picchiato, lottato come leoni. Lo stesso “five” che si è approcciato agli ultimi minuti di partita, quando l’Acqua Vitasnella, trascinata da Abass (per lui ci sarà un capitolo a parte) e dal “ragionere” Heslip, stava volando sulle ali dell’entusiasmo. Il cambio Rosselli-Dawkins ha, dal mio punto di vista, spaccato la partita: in Serie A Miller e Dawkins insieme, nello stesso quintetto, non possono giocare. Almeno non adesso. Troppo labili in difesa, troppo simili in attacco nell’essere più finalizzatori, seppur completamente diversi per modalità, che creatori di gioco. La tripla sbagliata da Dawkins (1/5 dall’arco) ha rappresentato la fine del match: schema disegnato alla perfezione, tiro pulito, errore che pesa tanto. Tantissimo. Nonostante il rimbalzo offensivo, i tiri successivi sono stati l’emblema di quanto espresso in precedenza: poca lucidità dovuta anche alla stanchezza, con tiri senza costrutto dovuti alla voglia di ricucire lo strappo.

PREGI E DIFETTI - Vincere a Cantù non è mai facile, specialmente quando sei Torino, ancora di più quando, riprendendo le parole di Wojciechowski a fine partita, “se avessimo perso saremmo stati nella merda”. Di sicuro la missione diventa impossibile se la percentuale dall’arco è il misero 2/18, un pesante 11% che ha spezzato le gambe ad una squadra fino a quel momento brava a mascherare le lacune dall’arco con una prestazione “monstre” nell’area verniciata.

Ebi, Ivanov e Fantoni, quando è stato chiamato in causa, hanno dominato il pitturato e per una volta i numeri ci vengono in soccorso: 47-36 la sfida a rimbalzo, anche se in questa voce statistica la differenza l’ha fatta “Ikea” Robinson, un mobiletto più largo che alto, atleticamente devastante, con 9 palloni catturati sotto le plance. I punti in area sono stati 52, contro i 32 di Cantù, 16 a testa per Ebi e Ivanov, 40 complessivi di valutazione complessiva per i due. Di più era impossibile. La squadra li ha cercati, loro hanno giocato diverse volte un “alto-basso” da applausi: partita, concedetemi, preparata bene e altrettanto bene interpretata dagli esterni nella ricerca del pallone in post. Esterni che, in definitiva, sono il vero problema ad oggi dell'Auxilium.

LE ASSENZE - Leggo e sento parole di speranza, e sono completamente d’accordo. Il problema è pensare che il ritorno del Mancio e di DJ White sia la soluzione a tutti i mali. Ci andrà tempo, lavoro, coesione e i risultati non arriveranno subito. Perchè aggiungere è più difficile che togliere. Inserendo nuovi giocatori ci andrà tempo, il minutaggio di Ivanov e Ebi diminuirà (e in precedenza abbiamo dimostrato come il problema non siano loro, se di problemi si vuol parlare) e conseguentemente anche il loro apporto. Mancinelli lo conosciamo, sappiamo quanto può dare (tanto!) alla squadra: White, che ieri si è sbracciato, ha tifato, lottato a bordo panchina, è un oggetto misterioso. Prezioso, tecnicamente mostruoso, fisicamente devastante. Ma ancora un’incognita dal punto di vista tattico. I problemi non sono vicino a canestro, ma lontano, in difesa, nei momenti cruciali del match.

ROBINSON - Il playmaker americano ha giocato una grande partita. Cantù non l’ha battezzato, tenendo alta la difesa, e Dawan li ha puntualmente battuti, creando il panico nell’area canturina. Penetrazioni, assist (5), rimbalzi (9), qualche palla persa di troppo (4): con un playmaker al suo fianco (Giachetti o… Giachetti) secondo me potrebbe dare ancora di più. Quando è stato chiamato al tiro da tre la risposta è stata “traballante”, evidenziando il suo unico difetto, cioè la mancanza di pericolosità dall’arco (0/2 con una tripla nel finale oscena, passateci il termine). Robinson potrà sicuramente dare tanto, di più a questa squadra. Ieri era carico a mille, pungolato dalla pessima partita con Venezia. Bravo Dawan!

ABASS - Awudu Abass. Nato a? Cantù! Italianissimo, fortissimo, vero artefice della vittoria dell’Acqua Vitasnella. Ha segnato triple a raffica (5/9 dall’arco), nei miei occhi rimarrà sempre quella del gioco da 4 punti, scagliata senza ritmo, con la palla alta sopra il petto, sfruttando la sua enorme forza fisica. Alla fine 26 punti, 33 di valutazione, 9 rimbalzi, 6 falli subiti, 2 palle recuperate. M. V. P.

RUDE E EAGLES - Strepitoso il clima che si respirava al Pianella: caldo, caldissimo, con le due tifoserie che si beccavano vicendevolmente, quasi contente di essersi incontrate nuovamente dopo anni di assenza. Applausi ad entrambe per la costanza con cui hanno sostenuto le rispettive squadre. Certo, sarebbe davvero bello vivere il tutto senza il (necessario) dispiegamento di forze dell’ordine mostrato all’ingresso.

CREDITS - La foto, ancora una volta, è di Marco Magosso. Grazie Marco....

Domenico Marchese

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