Marco De Benedetto: “Torino, quanti ricordi! E Jamil Wilson sarà decisivo per questa Fiat”
Le parole del team manager dell’Alma Trieste, ex gialloblù, alla vigilia della sfida di domenica prossima
Trentacinque anni, piemontese di Pinerolo, Marco De Benedetto dopo quattro stagioni in gialloblù con il ruolo di team manager e global scouter della Fiat Torino l'estate scorsa è approdato a Trieste, dove opera, con la consueta professionalità, fianco a fianco con il general manager giuliano Mario Ghiacci con il ruolo di “collante” tra squadra, spogliatoio e società.
De Benedetto, Trieste arriva da quattro sconfitte consecutive, Torino addirittura da sette. Che gara sarà quella di domenica prossima tra l'Alma e la Fiat?
“Mi aspetto una partita dura, difficile, magari non spettacolare ma del resto la posta in palio in questi scontri diretti è molto alta. Sarà un match dove si imporrà chi saprà rimanere più lucido ed avrà meno paura di perdere”.
Nell'andata al PalaVela Torino vinse 86-74 e Cavaliero risultò tra i migliori in campo. Quali sono le sue condizioni in vista di domenica?
“Daniele ha avuto un piccolo fastidio all'inizio della settimana, ma ha già ricominciato ad allenarsi con il resto dei compagni quindi non ci dovrebbero essere problemi. Per noi la sua presenza sarà fondamentale, è una pedina chiave per intelligenza tattica, carica emotiva ed attitudine a giocare questo tipo di partite”.
Torino ritroverà da avversario una vecchia conoscenza come il playmaker Chris Wright: quanto c'è della sua mano nel convincerlo ad accettare Trieste?
“Appena ho firmato con Trieste, quando ho iniziato a confrontarmi con il coach per costruire la squadra, Chris è stato uno dei primi nomi ai quali ho pensato. Ero certo che si sarebbe integrato in un gruppo (quello della promozione della passata stagione) già formato grazie alle sue doti di leadership e soprattutto di grande umanità, in grado di dare un plus anche a livello di spogliatoio”.
Dall'esterno, come valuta la situazione in casa Fiat, in questo stentato inizio di stagione?
“Ci sono stati tanti piccoli fattori, tante piccole cause che sommate le une alle altre hanno reso difficoltoso anche solo trovare la vittoria sul campo. Io resto in primis un grande tifoso dell'Auxilium, ecco perché mi auguro che Paolo Galbiati, Stefano Comazzi e tutto lo staff, oltre ai ragazzi che lavorano in società, non vengano lasciati soli”.
Domenica tra i gialloblù dovrebbe rientrare Tekele Cotton, dopo un paio di mesi ai box per un problema muscolare. Chi teme di più tra i giocatori di Torino?
“Il rientro di Cotton è da temere per esperienza, impatto fisico e attitudine difensiva. Poeta e Cusin rappresentano l'anima della squadra, ma io sono certo che Jamil Wilson farà una seconda parte di stagione di altro tipo rispetto a ciò che si è visto finora. Il ragazzo ha troppe qualità per non rendere in campo, anche se deve essere lui a trovare le forze dentro di sé per uscire da questo brutto momento, ma visto il suo enorme talento sono certo che sarà lui a fare la differenza per la Fiat”.
Qual è il suo ricordo più bello legato a Torino?
“Vittoria della coppa Italia a parte, sicuramente la prima gara europea, a Zagabria. Indimenticabile. Oltre alla vittoria sul campo, quello fu il coronamento di un sogno e l'apice in carriera fino a quel momento per quasi tutti noi. Così come non dimentico l'annata di due anni fa, con in panchina coach Frank Vitucci. Quel gruppo era davvero eccezionale, per alcuni versi irripetibile con dei valori umani fuori dal comune. Wright, Washinghton, DJ White, Harvey, Mazzola, Poeta: ragazzi che si cercavano anche fuori dal campo, quando avrebbero tranquillamente potuto dividersi nei momenti liberi”.
La realtà del basket a Trieste pare molto solida e ben strutturata. Che società ha trovato?
“A quindici giorni dal mio arrivo, Trieste era una società che si trovava in serie A2 e per la categoria era assolutamente sovradimensionata a livello di organigramma. Moderna, capillare e con diverse figure nei ruoli strategici delle varie aree operative. E' una società che si mette sempre in discussione per migliorare, costantemente decisa ad affrontare il cambiamento e questo significa che si sta lavorando nella giusta direzione”.
La partnership cestistica tra Trieste e la Reyer Venezia è venuta un po' meno negli ultimi mesi, ma è quasi inevitabile quando gli obiettivi diventano comuni.
“Considerando quanto Trieste sia decentrata geograficamente rispetto al resto di tutte le altre squadre di serie A1, Venezia è stata sempre il riferimento naturale per la pallacanestro qui. Alcuni elementi sono anche stati interscambiati nel corso degli anni, e non solo tra i giocatori. Basti pensare a coach Dalmasson, o a Mauro Sartori, direttore sportivo dei lagunari che ha avuto un'esperienza importante a Trieste. E non dimentichiamo che la Reyer aiutò il basket triestino negli anni più bui, all'inizio della risalita. Ma da quando la proprietà è diventata Alma, ci sentiamo abbastanza grandi da poter camminare con le nostre gambe per un futuro sempre più importante”.
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