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Torino, è un White Christmas

28.12.2015 18:34

Servivano i due punti: missione compiuta. La Manital Torino non brilla, ma conquista due punti fondamentali superando in un PalaRuffini caldissimo la Virtus Bologna per 75-70: dopo aver inseguito per 35’ la squadra di Vitucci affianca, mette la freccia e supera nel finale i bolognesi con una prova di carattere che lascia ben sperare in vista del prosieguo del campionato. Aver giocato male per oltre tre quarti di partita per poi vincere non è una colpa, bensì un pregio: quando si lotta per non retrocedere le partite decisive sono sporche, cattive, combattute sia sul piano tecnico che tattico ed emotivo. Un esempio? La sfida con Capo d’Orlando, giocata alla pari (a tratti anche meglio) dai gialloblù ma che ha lasciato nelle casse un tesoretto fatto di rimpianti e rammarico. La Manital vista ieri, invece, ha sofferto per lunghi tratti, specialmente in avvio di partita, trovando poi nella coesione, nel talento dei suoi interpreti e nella simbiosi emotiva con il Ruffini le armi vincenti per superare una squadra solida, coriacea, non spettacolare ma capace di punire inesorabilmente gli errori altrui. DYSON E WHITE - A chi dare il premio di miglior giocatore? Probabilmente sarebbe più corretto premiare il pivot statunitense, volto e modi di fare da nobile, mani da orologiaio svizzero, fisico da NBA. Il giocatore più incisivo, almeno nel finale, è stato però “the sniper” per i nove punti consecutivi che hanno stordito e finito le “Vu nere”, per i due tiri liberi che hanno chiuso il match, specialità tanto indigesta a Dyson. Il prodotto dell’Università di Connecticut non è ancora al massimo della forma, ma quando c’è da decidere una partita le sue carte le può giocare tranquillamente: si può vincere, come nel caso di Sassari e Bologna, si può perdere, come avvenne a Trento e nel positivo match con Brindisi che ha preceduto la sfida con Obiettivo Lavoro. PARTICOLARI - Sono stati i particolari a fare la differenza nella partita di domenica al PalaRuffini: innanzitutto i rimbalzi offensivi di DJ White nei possessi chiave della partita, che hanno permesso a Torino di tirare nuovamente e di rendere più leggeri gli errori. Un rimbalzista ma soprattutto un trascinatore come White è un valore aggiunto, un perno necessario su cui far ruotare il gioco gialloblù. Oltretutto la sua partita verrà ricordata per un irreale canestro dalla media, in cui è letteralmente salito un piano sopra il difensore, per la serie di rimbalzi offensivi, ma difficilmente per la giocata della partita, cioè l’aiuto sullo scriteriato tentativo di Fells di vincere la partita con una decina di secondi da giocare. Fells in penetrazione plastica in piena transizione, aiuto al centro di White che stoppa l’esterno virtussino: letture, voglia di difendere, talento. DIFESA - “Siamo riusciti a rimetterci in carreggiata con esperienza e dando una più giusta impronta alla difesa: al PalaRuffini e fuori le nostre avversarie non devono superare i 70 punti. La svolta arriva dalla difesa”. Parole e musica di Guido Rosselli. La partita di ieri è stata la lampante dimostrazione che se Torino difende con la dovuta intensità e in attacco riesce a scatenare anche solo in parte il suo potenziale, le squadre avversarie devono sfoderare la loro miglior prestazione per vincere contro la Manital. Nel quarto periodo la squadra di Vitucci ha stretto ulteriormente le viti nella propria metà campo, commettendo diversi errori in attacco ma riuscendo a non pagare eccessivamente dazio. Non sto affermando di aver visto una Torino strabiliante, o di aver assistito ad un match epico: servivano i due punti che, per fortuna, sono arrivati. MAI CORSARA - Poco importa che la Virtus di questa stagione non sia mai tornata a Bologna con i due punti: sul campo i bianconeri di Valli hanno dimostrato di poter espugnare il PalaRuffini, e in un paio di situazioni il pubblico torinese ha vissuto uno strano “dejavu”. In realtà la Manital vista ieri è diversa da tutte le altre di questa stagione. Non è nè un complimento nè una critica, semplicemente una considerazione. Il ruolo predominante della difesa, la lucidità nei momenti decisivi, la voglia di lottare, di sporcarsi le mani, il pubblico del Ruffini. Forse è davvero iniziata una nuova stagione. Lo speriamo con tutto il cuore. FUTURO - Già, il futuro? L’errore più grande in questo momento sarebbe compiacersi troppo, considerare finito il difficile periodo di assestamento nella Serie A: la prossima sfida è contro Pesaro, realtà nella stessa situazione della Virtus ma in un momento psicologico lucente, nonostante il brutto ko rimediato a Cantù nell’ultimo turno. Ultima giornata del girone di andata, si tracceranno i primi bilanci che, necessariamente, non potranno essere positivi per Torino: più che i bilanci conteranno gli “outlook”, come dicono quelli “bravi” in economia, le prospettive in vista del girone di ritorno. Arrivarci con l’umore giusto sarà l’obiettivo numero uno di Vitucci e dei suoi ragazzi.   PALARUFFINI - Cosa aggiungere? Quando ruggisce, spinge, incita, invoca, trascina i suoi è da pelle d'oca. Coltiviamolo, rispettiamolo, godiamocelo e facciamolo diventare una costante, un bene di tutta Torino. Brividi. MANCIO - Finisce la sfida tra Torino e Virtus. Una partita tra “nobili decadute”, spiegava il buon Latagliata su La Stampa di domenica, un derby in tutto e per tutto se ti chiami Stefano Mancinelli. Lui, cuore Fortitudo, si è lasciato andare a qualche sfottò su Facebook per rinvigorire una rivalità che negli ultimi anni non ha potuto contare sul supporto del campo. Polemiche, fermento, articoli di giornale. Che cuore!

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