4 Maggio 2016
Il 4 maggio è una data che fatica ad essere indifferente per i torinesi, e se il motivo più noto è la tragedia di Superga ed il sogno spezzato del Grande Torino, in una memoria collettiva più ristretta, più gioiosa, seppur nostalgica, troviamo anche il 4 maggio 2016.
Sette anni fa l’Auxilium Torino calcava il parquet del Pala Ruffini per l’ultima gara di stagione regolare nel suo primo anno in serie A.
Il palazzo è gremito e ognuno era giunto a quel pomeriggio stremato dalle ultime partite, in preda all’ansia e alla paura di vedere la propria squadra retrocessa dopo una sola stagione nel campionato di vertice.
Personalmente ricordo di aver girato per settimane con un block-notes, durante le lezioni all’università appuntavo le possibili combinazioni di vittorie e sconfitte fino a quando la situazione non fu chiara: bisognava vincere e sarebbe potuto non bastare, il nostro destino era anche nelle mani della Virtus Bologna.
Torino quel mercoledì gioca una partita quasi perfetta e domina Pesaro grazie al contributo di tutti: White, Dyson, Giachetti, Mancinelli, Rosselli, Kloof, al servizio di coach Vitucci.
Scadono i 40 minuti, il tabellone segna 83-66 per i padroni di casa ma mai il Ruffini era stato tanto silenzioso dopo una vittoria: è da quel momento che si protrae l’attesa più lunga della nostra vita da tifosi.
A Bologna stanno ancora giocando e allora ognuno cerca il punteggio, ogni sito ha una velocità diversa nell’aggiornare, nella disperazione chiamo mio nonno che si trova davanti al televideo per un’allucinante telecronaca (consiglio: non fatelo mai). In preda ad una crisi di nervi chiudo bruscamente la telefonata (scusa nonno) e ci rassegniamo ad aspettare.
Poi improvvisamente una voce si fa strada tra le gradinate ma ancora non osiamo esultare, gli occhi puntati sui dirigenti in campo; serve ancora qualche attimo per verificare la notizia e poi il palazzo viene giù: Bologna ha perso a Reggio Emilia 82-78, Torino è salva.
Quell’emozione la conservo nel palmares delle mie gioie sportive insieme alla promozione e alla vittoria della coppa Italia, al riparo da chi potrebbe insinuare che sia stato tutto vano, lontano dal fango del fallimento, dai debiti, dai sogni infranti.
Sono trascorsi sette anni, eravamo felici e lo sapevamo.
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