Non succede...e non è successo
Alla vigilia di questa Supercoppa le critiche erano come al solito più delle speranze: il tifoso medio torinese ha imparato a non lasciarsi andare mai all'ottimismo e aspetta sempre che il peggio accada inesorabile.
Che la partita contro Trento fosse fattibile in fondo lo pensavamo tutti ma nessuno lo ha detto ad alta voce, ci siamo limitati ad un "non succede, ma se succede..."
Siamo scesi in campo più belli di ogni fantasia, dopo soltanto una settimana di allenamenti ci aspettavamo una squadra ancora male assemblata, con difficoltà a capirsi, e invece quello che ho visto sono stati dei mastini in difesa e dei giocatori intelligenti e vogliosi di passarsi la palla.
Significativo è anche il fatto che la vera prima spinta della stagione alla squadra l'abbia data il capitano: Peppe entra in campo e dopo aver subito fallo in attacco, da vero specialista, attacca e serve un assist no-look per Cotton che ci regala la prima schiacciata. Voliamo con lui.
Per tutta la gara Trento non è mai davvero sembrata in grado di batterci, asfissiata dalla nostra difesa e poco concreta nella sua metà campo; noi d'altro canto troviamo vari protagonisti offensivi, primi tra tutti Cotton e Wilson nel secondo tempo, ma anche colonne portanti in difesa con Mcadoo, uscito prematuramente per falli dubbi.
Arriviamo in finale con il fiatone, dovuto però solamente alla strenua difesa, e sappiamo già chi ci sarà ad attenderci: la corazzata, il mostro dai mille volti e dalle mille mani che tirano frecce e palloni dalla riga dei tre punti... insomma, Milano.
Dopo aver visto l'Armani asfaltare Brescia è chiaro che potrebbero servire solo due cose: il rapimento di Mike James e Nedovic, ma avrebbero comunque dei cambi impressionanti, o delle più fattibili preghiere.
In ogni caso qualcuno, flebilmente, ha detto: "Non succede, ma se succede..." e infatti non è successo.
Il fatto che non sia stato un massacro, visto il roster milanese, è già una notizia ma ciò che rende orgogliosi è la resistenza di Torino: non c'è stato un attimo in cui i giocatori abbiano smesso di crederci, fino ad arrivare grazie ai lampi di Carr sul meno 6 negli ultimi minuti, e abbiamo dato filo da torcere ad un'avversaria di un altro livello e più avanti nella preparazione.
Sono convinta che dopo qualche ora passata a tirare liberi questa sia una squadra capace di emozione e sorprendere, che non si tirerà mai indietro davanti ad una sfida seguendo e prendendo esempio dal suo coach, che cammina per i palazzetti con intorno a sè un'aura che nemmeno il Papa.
L'unica nota negativa della manifestazione, tralasciando il playback dello spettacolo durante l'intervallo, sono i pochi tifosi delle altre squadre accorsi al nuovo palazzetto di Brescia: in tv si sentivano orgogliosamente solo i numerosi tifosi torinesi mentre i pochi giunti da Milano non hanno esultato nemmeno quando Cinciarini ha alzato la Coppa, cosa che trovo irrispettosa sia nei confronti dell'avversaria sia della stessa Olimpia.
Restando con i piedi per terra e con il nostro pessimismo scaramantico, aspettiamo con ansia la prossima volta che Torino potrà competere per una coppa, perchè ormai tutti sanno quanto amiamo questo genere di competizioni.
Photo credit: Ciamillo-Castoria
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