Canestro e fallo - Lo spirito continua

09.04.2025 20:13

La Torino di Paolo Moretti ha compiuto un’impresa forse ancor più ardua di infilare otto vittorie consecutive: ha preso di peso la gente e l’ha riportata a Palazzo, ha acceso i seggiolini del Ruffini con un benefico lanciafiamme e così l’ultimo quarto della gara contro Cantù si è giocato in un girone dantesco con giocatori e pubblico che si alimentavano a vicenda. Una situazione del genere non si era creata nemmeno con la meravigliosa Reale allenata da Franco Ciani se non nelle partite di playoff del primo anno (le semifinali contro Treviglio rimarranno da raccontare ai nipoti anche per il pienone) e nella gara con Trapani di una stagione fa, dove pesava molto il pubblico portato dall’avversario. Stavolta è successo, sta succedendo, “siamo tornati noi” come ha scritto la bravissima Arianna Spennacchio in “Pink and Roll”.

 Associo Paolo Moretti all’aggettivo “incredibile”. Perché è incredibile che dal 2021, escludendo la breve parentesi in cui ha salvato la JuVi Cremona, fosse senza panchina. Ed è incredibile che abbia resuscitato una squadra che sembrava aver imboccato la china dei playout e ora si ritrova ad aver conquistato i play-in potendo sognare persino un piazzamento migliore. Ma non è tanto dove ci siamo ritrovati in classifica, quanto come. Una squadra totalmente sbloccata mentalmente, che si aiuta, che, come diciamo tutti, si fa voler bene ed esalta. Siamo passati dall’andare a vedere una partita senza troppo trasporto e quasi con rassegnazione, ad avere il crampo di tensione prima dell’inizio, a essere ipnotizzati dal primo pallone, a ragionare e fare i calcoli mentali durante la settimana su come può finire con quell’avversario, chi sarebbe meglio trovare e cosa potrebbe succedere. Ci ritroviamo a pregare che i ragazzi stiano tutti bene nel momento clou di questa stagione infinita e bella (piccolo inciso: questa formula batte dieci a zero quella coi due gironi con quella schifezza della fase a orologio che dovrebbe essere bandita dal consorzio civile, anche se mi sentivo spiritosissimo a dire “Torino fa tic tac” quando vincevamo lo scorso anno, ma portate pazienza, inizio ad avere un’età).

 I campionati li vincono uno o due squadre, ma i tifosi devono nutrirsi di emozioni perché non c’è niente di peggio di piattume e rassegnazione per distruggere uno sportivo e la squadra allenata dal tecnico aretino ci ha servito menu ricchi di momenti forti. La partita contro Cantù è stata lo zenit di questo discorso. Contro la corazzata di Brienza poteva starci la sconfitta, soprattutto pensando all’ultimo quarto contro la Cremona di Banchi dove, complici i grigi in grandissimo spolvero, abbiamo rischiato una clamorosa rimonta (ma al momento giusto abbiamo trovato la forza per rivincere una gara vinta, il che è difficilissimo). La squadra si è rifiutata di sottostare a questo “poteva starci”, nonostante l’assenza di Matteo Ghirlanda (guarisci presto, Teo. Sei un grande) che con la sua cattiveria difensiva e la capacità di essere prezioso anche in attacco è davvero difficile sostituire. Torino si è ribellata alla legge dei grandi numeri (“prima o poi bisogna perdere”), ai grandi nomi avversari, al rammarico di non avere chiuso i primi due quarti con uno scarto più ampio che sarebbe stato meritato e al meno sette di metà terzo quarto, come sottolineato dal coach in conferenza stampa.

 Le giocate dei gialloblù sono state una calamita per farci saltare come molle e parliamo di tutti e due i lati del campo. Giovanni Severini dovrebbe controllare se ha ancora Tyrus McGee in tasca, visto che ha difeso come un mastino su di lui trovando anche il tempo di mettere qualche tripla elegante. Matteo Montano era quello che ci voleva quando rischiavamo di perdere contatto e bisognava scompaginare le carte e togliere certezze a un avversario che non doveva sapere cosa aspettarsI (la mano all’orecchio dopo una delle triple più pesanti messe, con l’avversario diretto che sta ancora volando adesso dopo la finta, uno dei momenti clou della serata). Taylor che vive una serata più normale del solito a livello di punteggio, ma dà comunque sette assist. Ajayi che riscrive il concetto di strapotere fisico con un trentello e una prestazione al limite dell’intimidatorio anche solo incrociando lo sguardo con qualcuno. Schina capitano da leccarsi i baffi tra punti di classe e grinta su ogni millimetro di parquet, arrivando col cuoreanche sugli spalti. Il momento che mi porto dentro della gara, però, è diverso.

Kesmor Osatwna è la bella sorpresa delle ultime domeniche. Il ventunenne messo in campo con ottimi risultati contro Cremona, si è ripetuto anche contro Cantù. Volendo ha fatto meglio visto che è rimasto dentro anche in momenti caldissimi. Raggiunta la parità verso la fine del terzo quarto, Torino deve fronteggiare l’attacco ospite. Moraschini prova una tripla sulla difesa di Kes e guadagna tre liberi. Classico caso in cui l’esperienza ti fa conquistare qualcosina, episodio che ci sta. Il mio sguardo è andato verso Paolo Moretti che era intento a rassicurare il suo giocatore. “Calma, va bene, tranquillo, ci sta, ci sta” con le dita sulle tempie come dire stai concentrato, non è la fine del mondo, succede. La forza della serenità in un momento difficile, una carezza giusta a un giocatore che si stava sentendo in colpa per quello che reputava un errore. Il dio del basket si deve essere intenerito e così Moraschini fa 1/3 dalla linea della carità, l’Acqua San Bernardo recupera il rimbalzo, ma sul possesso pasticcia malamente. Montano soffia il cuoio a Baldi Rossi, avanza in transizione e alza per la schiacciata di Ajayi: alley oop, più due Torino, in tanti hanno capito lì che avremmo vinto.

 Prima o poi ci sarà una sconfitta, prima o poi dovremo salutare il campionato, ma Moretti rassicura sul fatto che questa squadra non smetterà mai di avere questo spirito e su questo non possiamo che essere sicuri. Era l’unica cosa che veniva realmente chiesta a inizio campionato e adesso che è stata conquistata, e che sta portando risultati, non vogliamo che venga portata via, ma la cosa più importante è che non lo vuole nemmeno la squadra, quindi chiudiamo citando un disco e una canzone dei Negazione che calza a pennello su di noi: “Lo spirito continua”.

 Forza Reale Mutua Basket Torino di Paolo Moretti. E grazie.

'));