Pink and Roll

Un atto di rivoluzione

07.04.2025 19:54

Domenica 6 aprile, sole caldo, aria di primavera. 

Il parcheggio del parco Ruffini è pieno, ci sono le giostre, i ragazzini nei campetti da calcio, la fila davanti al chiosco, ma soprattutto ci sono 2400 persone che varcano i cancelli del Pala Gianni Asti per andare a vedere Torino-Cantù: finalmente, siamo di nuovo noi.

Ma facciamo un passo indietro.

La stagione era iniziata nel peggiore dei modi, sfidando squadre apparentemente di un altro livello rispetto al nostro, qualcuno direbbe “di Eurolega”, ed era proseguita pure peggio dopo la dannatissima sconfitta a Pesaro. 

Da quel momento era calata la nebbia, tutte le certezze, persino quelle sulla conoscenza dello stipendio dei lunghi avversari, erano state spazzate via, giocatori americani prossimi al taglio avevano assaggiato l’elettroshock.

Poi succede l’impensabile: un nuovo capitano prende il comando della nave che affonda.

Da quel momento in poi non solo torniamo a galla, iniziamo a navigare a vele spiegate verso un obiettivo che pare sempre più concreto: i playoff.

Questo atto di rivoluzione ha un nome e cognome: Paolo Moretti.

Serviva creare chimica, ritrovare fiducia e leggerezza, imparare a fidarsi l’un l’altro, essere ambiziosi ma con la consapevolezza dei propri mezzi e più di tutto ritrovare la gioia dello scendere in campo davanti al proprio pubblico.

Ieri, domenica 6 aprile, Basket Torino è scesa in campo di fronte a 2400 persone che hanno ritrovato l’entusiasmo giorno dopo giorno, partita dopo partita, a seguito di un’incredibile serie di vittorie che per come si era messa la stagione sembrano pura magia. 

Ognuna di queste persone ieri sera è tornata a casa con il sorriso sul volto, l’adrenalina in circolo e la soddisfazione di aver battuto di 15 punti la corazzata, storica rivale, Cantù.

Per mesi è stato difficile affezionarsi a questa squadra, adesso è impossibile non voler bene a questi ragazzi che scendono in campo mettendoci l’anima, dando dal primo all’ultimo il loro contributo: i canestri di Taylor, le triple di Montano, la difesa di Severini, la grinta di capitan Schina, la crescita di Ladurner e Osatwna, il dominio di Ajayi.

Non so quanto lontano potremo arrivare ma ciò che è stato fatto negli ultimi due mesi è già una solida base da cui ripartire in vista della prossima stagione, un’eredità importante che ci ricorderà in momenti meno felici quello che siamo in grado di fare.

E se è vero che il pubblico torinese è difficile da conquistare perché nel corso degli anni ha perso fiducia e si è sentito tradito dalla mancanza di un progetto ambizioso, è anche vero che l’unica chiave è l’entusiasmo: l’entusiasmo in campo genera entusiasmo sugli spalti, per le strade, nei bar, nelle palestre del minibasket, davanti alla televisione.

Torino non è più quella del palazzetto gremito in ogni ordine di posto dei tempi dei derby contro Biella e della promozione in serie A, ma non è nemmeno quella delle facce tristi e spente di qualche mese fa. 

Al momento Torino ha gli occhi che brillano e le mani che applaudono, e finalmente siamo di nuovo noi.

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